30.11.08

tre lettere

NAPOLI (30 novembre) - Tre biglietti. Tre messaggi d’amore dedicati a chi si lascia per sempre. "Ti affido la mia famiglia. Da oggi prenditi cura di mia moglie e dei miei figli, fai in modo che crescano sani e vivano nel migliore dei modi. Io non posso più andare avanti. Perdonatemi. Giorgio". Questo uno dei tre messaggi scritto con mano ferma e grafia chiara. Sulla busta il nome del cognato di Giorgio Nugnes. La prima delle tre lettere lasciate dall’ex assessore era sistemata in modo che venisse subito trovata: non lontana dalla sedia sulla quale Nugnes ha trovato il coraggio di salire per farla finita. Le missive sono ora nelle mani dei carabinieri che indagano sulle ultime ore di vita di Nugnes. Chi ha avuto modo di leggerle sa che nelle ultime parole scelte, non ha fatto altro che pensare ai suoi cari. La moglie Mimma, i due figli Tommaso e Andrea, di 18 e 12 anni, ma anche il cognato, che per lui era anche un grande amico con il quale aveva diviso infanzia e giovinezza. Chi ha letto quei tre biglietti sa che, tra le loro righe, si nasconde buona parte di una verità che Nugnes si è portato via per sempre; e che, forse, non sarebbe nemmeno giusto rendere pubblica fino in fondo. Eppure come vivesse quest’uomo dal giorno in cui era finito al centro di un’indagine giudiziaria era cosa nota a tutti. E non solo a Pinaura. «Volete sapere la verità? Non è il passato che mi fa paura - ripeteva con ossessiva frequenza negli ultimi giorni a chi gli era rimasto vicino - È il futuro, è quello che mi terrorizza». A che cosa si riferiva l’ex assessore? Probabilmente a nuovi particolari che facevano rimbalzare il suo nome tra quelli coinvolti in un’altra indagine, una vicenda giudiziaria della quale si era parlato già in occasione di alcune perquisizioni svolte dalla polizia giudiziaria proprio a palazzo San Giacomo. L’incubo ricorrente, per lui, erano «le carte», come le definiva lui. Probabilmente si riferiva anche alle intercettazioni telefoniche. O a certe intercettazioni, conversazioni anche a sfondo privato che - se confluite in una eventuale e ipotetica misura, quale che essa fosse - lo avrebbero riproiettato su una ribalta che ai suoi occhi equivaleva a una insostenibile gogna mediatica. Anche su questi aspetti misteriosi - quelli di «carte» che gli potrebbero essere state mostrate o comunque il cui contenuto gli potrebbe essere stato anticipato, dovrà ora indagare la magistratura. Ieri, sul posto, nella villetta di Pianura, era presente il pubblico ministero di turno, Monica Campese. Il pm era accompagnato dal comandante del reparto operativo del comando provinciale dei carabinieri, il colonnello Giancarlo Scafuri, che adesso guida le indagini. Tre biglietti e una verità. Frasi d’amore per la moglie Mimma e per i figli. «Abbiate cura di voi, mi raccomando». Giorgio Nugnes se ne va lasciando tra i suoi cari un vuoto incolmabile, ma anche una serie di domande. Interrogativi sul perché un uomo che tutto sommato aveva superato indenne la fase più acuta delle proprie disavventure giudiziarie - e per il quale valeva, come per tutti gli altri, la presunzione di innocenza - senza cedimenti possa invece aver deciso di concretizzare l’estremo di togliersi la vita. Ed ancora: c’è stata qualche circostanza o causa scatenante che possa avergli sconvolto la mente nelle ultime giornate? Per quale motivo un uomo che si era sentito abbandonato almeno da una parte del suo mondo - la politica - ha deciso di iniziare a fare il giro di alcuni «palazzi»? E alla ricerca di che cosa? Giorgio Nugnes si porta via questi interrogativi che ora potrebbero chiamare in causa qualcuno. Il resto, tutto il resto è solo lutto e dolore. ------------------------- ---------------- ------------------- Scatta la scorta per Giorgio Nugnes, assessore alla Protezione civile, residente a Pianura: ha ricevuto ripetute minacce di morte. Racconta che la sua casa è da giorni assediata da alcuni facinorosi, fa sapere di non avere intenzione di tirarsi indietro e accusa: «Alleanza nazionale sta gettando benzina sul fuoco». Per Nugnes si è scatenata una guerra attorno al contratto di quartiere da oltre 8 milioni di euro. Un programma di riqualificazione che include però solo una parte del centro storico, escludendo via dell’Avvenire, teatro degli incidenti di questi giorni. L'originale su www.ilmattino.it -
Clan, appalti e intercettazioni l'ex assessore temeva un'altra inchiesta
NAPOLI (30 novembre) - Una convinzione che si è rafforzata nel tempo, che ha preso forma e consistenza ogni giorno di più. A partire dalla sera stessa degli arresti - era il sei ottobre scorso - quando Giorgio Nugnes ha sfogliato per la prima volta l’ordine di arresti domiciliari per la guerriglia antidiscarica a Pianura... Cinquecentotrentadue pagine firmate dal gip Luigi Giordano. È da qui che nasce la convinzione, accompagnata alla paura, dell’ex assessore alla Protezione civile di essere al centro di un’altra inchiesta, di un altro procedimento penale che con «Contrada pisani» non ha nulla a che vedere. Leggere ancora sui giornali le sue conversazioni telefoniche, con tutto quello che di privato un’inchiesta giudiziaria si trascina appresso. Ed è dalla lettura degli atti sul presunto patto tra politici, tifosi e palazzinari della periferia occidentale, che Nugnes capisce che la sua storia di indagato non è stata ancora scritta per intero. O meglio: ne ha la convinzione, un presentimento fosco. Bastano poche annotazioni di polizia giudiziaria, a margine delle intercettazioni telefoniche dell’ordinanza firmata dal gip Giordano, a gettare nel panico l’esponente politico di Pianura. Due dati tecnici: la prima intercettazione telefonica sull’utenza in uso all’ex assessore usata nell’inchiesta su Pianura è del 18 dicembre del 2007, vale a dire 16 giorni prima dal fatidico 2 gennaio del 2008, quando la mobilitazione antidiscarica di Pianura entra nel vivo e l’emergenza Napoli diventa un caso nazionale. Tradotto agli arresti domiciliari dagli uomini della Dia, all’indagato Nugnes non sfugge un secondo passaggio dell’atto d’accusa chiesto dal pm anti-hooligans Antonello Ardituro: «Da altro procedimento penale veniva captata comunicazione tra Ciro Sanges e Giorgio Nugnes», scrivono gli inquirenti nel descrivere i rapporti tra l’ex responsabile della Protezione civile del Comune di Napoli e uno dei registi della sommossa antipolizia di Pianura. La data dell’intercettazione questa volta è del 5 gennaio, ma il riferimento a «un altro procedimento penale» è fin troppo esplicito. Da questo momento in poi, dai giorni trascorsi ai domiciliari, Nugnes è costretto a inseguire dicerie e pettegolezzi che rimbalzano in ambienti politici e amministrativi: l’avvento di nuovi arresti, la decisione del gip del Tribunale di Napoli su una richiesta firmata da due pm della Dda di Napoli. Voci ricorrenti parlano di un’altra inchiesta destinata a riguardare Palazzo San Giacomo. Un fascicolo che nasce dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, nei mesi in cui partono le indagini prima a carico del consigliere regionale Ds Brancaccio e poi sull’Udeur di Mastella. Alcune telefonate intercettate vengono trasmesse a Napoli, incardinate in un fascicolo della Dda di Franco Roberti. L’inchiesta riguarda la gestione di alcuni appalti. Nel mirino finisce il clan Sarno di Ponticelli - cosca data in piena espansione -, fino ad investire altri livelli cittadini. S’indaga su appalti milionari, su commesse e opere pubbliche. Milioni di euro racchiusi in una maxidelibera conosciuta come Global service. Un’inchiesta poderosa per accertamenti, ma anche per i nomi citati e per il tam tam diffuso in città. Imprenditori, amministratori, personaggi politici. Una mole di intercettazioni trascritte in un’informativa, oggetto di riscontri da parte della Procura. Atti trasmessi all’ufficio Gip. Migliaia di conversazioni che racchiudono storie personali, vicende private, argomenti che possono diventare pubblici alla prima discovery dell’inchiesta. ----------------- ------------ --------------- Nugnes estraneo a inchieste camorra Lo precisano procura Napoli e Dda Dietro il suicidio dell'ex assessore Giorgio Nugnes non ci sono indagini sulla camorra. Lo sottolineano la procura di Napoli e la Dda smentendo l'ipotesi che l'ex esponente del Pd, arrestato per il coinvolgimento nella guerriglia di Pianura, nei giorni del presidio antidiscarica, nei primi giorni del 2008, fosse coinvolto in una seconda inchiesta giudiziaria condotta dalla Dda. Il coordinatore Franco Roberti esclude categoricamente che l'ex assessore fosse coinvolto in inchieste condotte dall'Antimafia. In proposito risponde anche il procuratore della Repubblica di Napoli Giovandomenico Lepore: "Posso smentire con certezza che vi sia alcun collegamento con la criminalità organizzata. La camorra, come tante altre volte, non c'entra niente".